martedì 21 luglio 2009

I CAVALLI DI PLATONE, seconda parte


" La letteratura dei siciliani è anche storia di maniere diverse di essere scrittori, talvolta anche all’interno della medesima parabola letteraria di un autore: se si guarda a Luigi Pirandello come a un paradigma, ci si renderà conto di quanto il suo destino sia comune a quello di altri suoi conterranei. Quell’antinomia tra Vita e Forma che lo scrittore agrigentino non smise mai di teorizzare altro non è che la traduzione scientifica di un intimo dissidio esistenziale tra istinto e ragione.
È stato così, se vogliamo, già per Giovanni Verga, per il quale la scelta del “documento umano” di eredità naturalista rispondeva all’esigenza di assegnare ordine, scientificità, attendibilità a una Storia con cui lo scrittore sentì a un certo punto l’obbligo morale e il bisogno esistenziale di confrontarsi, ma anche alla possibilità di temperare e imbrigliare fantasie mondane e idealità tardo-risorgimentali, che, sino alla svolta verista, lo avevano ubriacato e di cui avvertì, a un certo momento, tutta la provvisorietà.

ROSARIO CASTELLI

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